DORIAN GRAY. IL RITRATTO
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DORIAN GRAY. Il ritratto

Progetto e regia Francesco Campanile
Scrittura scenica Francesco Campanile e Tiziana Tesauro
Coreografie Christian La Sala
Con Giulio Cavazzini, Nicola Tartarone, Salvatore Veneruso, Simone Caprio
Scene Mario Ferrillo
Costumi Ro.Ca.Gi.
Maschere Luca Arcamone
Disegno luci Paco Summonte
Fonico Lorenzo Ler
Sarta Concetta Napolitano
Voice over Sara Missaglia
Foto e grafica Gianluca Tesauro
Durata 60 minuti

Stagione teatrale 2019/2020

Sinossi

Ispirato all’opera di Oscar Wilde, lo spettacolo mette in scena le fragilità e le paure del giovane Dorian Gray che, ossessionato dalla sua stessa bellezza e illuso dagli amici, smarrisce se stesso fino a perdersi. Chi è Dorian? Qual è il suo vero volto? Quello giovane e bello che tutti conoscono, o quello sfigurato dai peccati e ritratto in un quadro? Lo spettacolo affronta il contrasto tra ciò che appare e ciò che è attraverso i personaggi descritti da Wilde, esasperandone il carattere irriverente, estremo, sarcastico e cinico, fondendo prosa e danza per dare voce ai tormenti di uomini che hanno smarrito se stessi. Nell’adattamento di Teatri di Carta l’anima del giovane Dorian diventa corpo, prende vita uscendo dal quadro, materializzandosi per mostrare il demone che è in lui. Nella società moderna, edonista e narcisista, lo spettacolo è un’occasione per riflettere sulle trappole dell’io e sul culto dell’immagine, che possono far precipitare in baratri senza ritorno.

 

Note di regia

Lo spettacolo affronta il tema dell’identità e della paura dello scorrere del tempo attraverso la figura di un giovane che accetta di compromettere se stesso scendendo a patti col diavolo, pur di mantenere intatta la sua bellezza. Il ritratto del protagonista strappa la tela in cui è imprigionato per uscire dai confini del quadro, dando vita a una lotta che è la danza interiore di ogni uomo che decide di venire a patti con la sua zona d’ombra, trasportando il pubblico dentro lo smarrimento interiore del giovane Dorian. La messa in scena sceglie di lavorare per sottrazione utilizzando pochi elementi, in uno spazio vuoto in cui predominano i toni del bianco e del nero.